16 ottobre 2014

Una lunga giornata di pioggia



Se c' è una cosa che non sopporto sono le lunghe giornate di pioggia, mi mettono di malumore, ormai sono diversi giorni che non fa altro che cadere acqua dal cielo ed il mio umore è pessimo, sono triste, apatica, indolente, nonostante cerchi in tutti i modi di trovare qualcosa per uscire da questo stato.
Sta piovendo e sono di cattivo umore, per tornare a sorridere ho solo un modo, essere legata e rinchiusa dentro una cella stretta e buia, la mia stanza dei giochi è l' ideale, ricavata nel seminterrato della mia casa al momento della ristrutturazione, ma non posso usarla da sola perché come in tutte le prigioni la porta si chiude solo dall' esterno e rinchiudermi con la porta aperta non mi darebbe nessun piacere, quindi sono obbligata a chiedere aiuto al mio compagno il quale sarà ben lieto di accontentarmi.
Mi chiede quanto tempo desidero restare rinchiusa dentro la mia cella, gli dico che può venire a liberarmi il mattino successivo, sorride facendo un cenno di assenso, allora prendo un po' dei miei giocattoli ed insieme scendiamo nel seminterrato, sulla porta mi da un lungo bacio, entro mentre lui chiude la porta a chiave, sento la serratura scattare e solo questo piccolo rumore mi fa tornare il buonumore, sono rinchiusa tra quattro spesse mura, non ci sono finestre, solo una piccolo punto luce rischiarerà l' interno la mia prigione, non avrò riferimenti temporali, sarà molto difficile rendermi conto del passare del tempo, questo sarà angosciante ma soprattutto molto eccitante.
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Dentro la mia cella ho tutto l' occorrente per una lunga detenzione, un lettino, un WC ed un rubinetto con acqua corrente da cui bere, è molto piccola, circa tre metri per tre, sarò in grado di fare solo pochi passi e questa ristrettezza mi piace molto, ma tutto ciò non mi basta, voglio che la mia detenzione sia più restrittiva, prendo i giocattoli che mi sono portata, una serie di manette e catene le cui chiavi sono rimaste volutamente in casa, chiudo un paio di leg irons sulle mie caviglie, poi giro intorno alla mia vita una "Belly Chain"  tiro la catena in modo che sia ben stretta intorno alla mia vita e la fisso facendo passare dentro una maglia l' anello terminale della catena e successivamente un paio di manette dentro l' anello in questo modo quando sarò ammanettata i mie polsi saranno bloccati vicino alla mia vita limitando notevolmente i miei movimenti.
La cella piccola e semibuia con le catene sui miei polsi mi dava un senso di rilassatezza, mi sentivo felice ed appagata, appena stesa sul lettino mi addormento dolcemente e come spesso accade al momento del risveglio, non avendo riferimenti visivi, non riesco a quantificare da quanto tempo sono rinchiusa e non so per quanto ancora resterò dentro quella cella entro in ansia, ma subito reagisco l' incertezza del mio futuro mi provoca una fortissima eccitazione, un immenso stato di piacere, gioco con le mie catene cercando inutilmente un modo per liberarmene,  con estrema calma e tranquillità voglio godendomi attimo per attimo questa meravigliosa detenzione fino al momento in cui sentirò aprire la porta della mia cella.
Non potendo calcolare il tempo, l' attesa del momento fatidico si fa sempre più snervante a tal punto che  nella mia mente si insinuano notevoli dubbi e paure e con il lento trascorrere del tempo aumentano dandomi forti turbamenti,  dal piacere immenso di essere prigioniera del mio padrone alla grande paura di essere dimenticata dentro la mia prigione ed immaginarmi che per qualsiasi causa non possa riacquistare la mia libertà mi fa agitare convulsamente in modo incontrollabile.
Dopo un tempo estremamente lungo di permanenza dentro la mia cella, sento la porta aprirsi ed il mio amato carceriere con il suo bellissimo sorriso dirigersi verso di me: " scusa tesoro ma un piccolo imprevisto mi ha impedito di arrivare puntuale", vederlo mi aveva reso felice ed eccitata, con la sua presenza tutti i miei dubbi erano svaniti, gli ho chiesto di quanto fosse in ritardo, mi ha risposto solo alcune ore, non volevo fargli capire che il suo ritardo mi aveva creato una forte apprensione, cosi mentendo spudoratamente gli ho detto: "il tuo ritardo mi ha eccitato moltissimo, ho sperato che tu mi lasciassi richiusa per molto tempo, speravo in alcuni giorni........",  non avessi mai pronunciato quelle parole, l' ho visto girarsi, uscire dalla cella e chiudere nuovamente la porta a chiave, ero ancora incatenata e prigioniera dentro la mia cella e chissà per la mia esuberanza quanto ancora sarei rimasta rinchiusa e non credo che dopo quello gli avevo detto avrebbe avuto un ripensamento, ero certa che quella porta non si sarebbe aperta prima di due o tre giorni e sarebbero stati estremamente lunghi.
Questa volta è stato magnanimo, solo dopo un giorno è tornato e mi ha liberata, ma è stato lunghissimo quasi come una settimana...............